martedì, gennaio 04, 2005

. MEMORIA. LIDIA MENAPACE RICORDA ELISEO MILANI

Era un uomo molto affascinante coraggioso determinato: il coraggio lo ha
dimostrato anche negli ultimi anni di vita quando sapeva e diceva di essere
vivo per scommessa, eppure non cedeva al male, con una capacita' molto
elevata di resistere e persino di riderci su.
Tra le persone che dettero vita al "manifesto" come impresa politica e come
giornale, con altri della federazione del Pci di Bergamo e con i compagni di
Napoli Eliseo era parte di uno dei pochi nuclei operai e di organizzazione
che si staccarono o furono espulsi dal Pci. Segno di un grande coraggio
esistenziale e politico, dato che - piu' di altri - ebbe la capacita' di
dare giudizi distaccati e "!aici" sul grande partito-chiesa del quale aveva
fatto parte.
Se il resto del gruppo storico non forzo' le uscite dal Pci, che potevano
essere numerose e significative, non lo si dovette certo alla pressione di
compagni come Eliseo e altri di origine operaia, che comunque si buttarono
con grande convinzione nel movimento del Sessantotto, soprattutto a
proposito di nuova analisi della composizione di classe, delle nuove figure
operaie, della organizzazione consigliare in fabbrica, delle 150 ore e
della organizzazione sociale in qualche modo diretta dalle fabbriche, che
nel Sessantotto era ancora possibile, se il movimento non fosse stato
arrestato, quando la organizzazione del territorio stava passando oltre i
consigli di fabbrica, per avviare i consigli di zona.
Non voglio comunque usare Eliseo per fare una ricostruzione critica degli
errori o manchevolezze del "manifesto". Penso che mi strizzerebbe sorridendo
gli occhi e mi direbbe: "Ma perche' non parli come mangi e non dici le cose
che conosci direttamente, eh Lidia!".
*
Avevo verso di lui un affetto sincero e profondo, lo ammiravo. Anche la sua
raffinatezza del vestire, la raggiunta ricchezza e precisione del parlare e
insomma la sua caratteristica di intellettuale operaio erano dimostrazione
vivente della grandissima opera di alfabetizzazione politica (ma ben piu':
era una cultura universitaria!) che il Pci era riuscito a diffondere nella
classe operaia (e tra le donne) con le scuole di partito, con una opera
molto frequente precisa programmata di costruzione di soggettivita'.
Ellseo era uno dei frutti piu' significativi di quel lavoro e anche dei piu'
schietti, dato che non ne ricavo' mai un atteggiamento di tipo "religioso"
verso il partito.
Questo gli va riconosciuto perche' non era frequente nemmeno tra gli altri
"grandi" del primo gruppo del "manifesto".
*
Voglio concludere ricordando che una estate - credo nel '73 o '74 - fu
nostro ospite per un po' di giorni in val di Non a Cles, dove usavamo
passare le vacanze al paese natio di mio marito.
Percorse una valle tutta agricola allora, interamente agricola, a parte "La
frabicia", la fabbrica cosi' unica da essere detta tale per antonomasia, ed
era una fabbrica di cemento che c'e' ancora. Allora la valle era tutta un
frutteto di varie qualita' e non una noiosa monocultura come oggi. Le
stagioni erano scandite dalla fioritura dei meli, e quando era molto forte
si diceva a proposito di una zona detta "Franza" (Francia): "e' nevega' en
Franza", tanto era soffice e compatto il manto di fiori bianchi.
Eliseo ascoltava le nostre chiacchiere di vallata e osservava con curiosita'
il fitto tessuto agricolo e la presenza contadina che nella Bergamasca non
esisteva piu', dato che Bergamo e Brescia erano province di antica e diffusa
industrializzazione, e discuteva sul perche' zone di cosi' profonda radice
cattolica si differenziassero tanto nelle scelte politiche e di voto. Era la
struttura produttiva che consentiva nella Bergamasca una significativa
presenza comunista e un fervido dibattito tra i cattolici e nella val di
Non solo di democristiani.
*
A un certo punto ci siamo un po' persi di vista e ci incontravamo
occasionalmente nelle stazioni (tra i luoghi che frequento di piu') e dove
anche Eliseo si poteva trovare quando si muoveva tra Roma (dove si era alla
fine trasferito) e Bologna dove aveva sua figlia.
Credo che anche lui mi volesse bene in quel suo modo schivo e un po'
rustico, da bergamasco. Ma del resto io pure sono montanara.

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