martedì, gennaio 04, 2005

Eliseo Milani: un oltre il giardino

ARTICOLO21

Eliseo Milani: un oltre il giardino
di Michele Mezza


Eliseo Milani, morto la notte del 27 dicembre, al Policlinico di Roma, è una figura, non poche a dir la verita, ma neanche tante quante la retorica vuole accreditare, che nobilita la seconda fila della storia.Lui era un uomo che, in questo con pochissimi altri, scelse con piena consapevolezza, di stare un passo indietro, per fare in modo che tutti potessimo farne molti in avanti. Chi ne scrive ebbe la ventura di conoscerlo nell’autunno del 1970, in una improvvisata sede dell’allora costituendo movimento del Manifesto a Milano.

Eliseo era già parlamentare, oltre che leader della federazione del PCI di Bergamo. L’unica federazione che approvò a maggioranza le tesi per il comunismo del manifesto.Rispetto alla varia umanità che si raccoglieva attorno a quel gruppo di fuoriusciti del PCI-studenti e qualche quadro sindacale di base-era una figura carismatica. Io lo conobbi mentre contava una risma di manifesti da affiggere a Milano per annunciare la nascita del quotidiano Il manifesto.E quel lavoro- contare, sistemare, organizzare,distribuire,potenziare-Eliseo lo avrebbe sempre continuato a fare, per il semplice motivo, come spiegava lui stesso che “ e’ necessario, indispensabile,ed e’ meglio che lo faccia io altrimenti tocca rifarlo”.Ricordandone la figura al funerale Lucio Magri, il compagno di una vita di sfide politiche all’ortodossia,ha spiegato come Eliseo, sotto la ruvida scorza da funzionario di partito, era diventato anche un fine intellettuale.Giusto.Ma forse limitativo.In quella mareggiata ideologica che furono gli anni ’70.Mareggiata che non puo’ comunque, neanche metaforicamente, essere paragonata al micidiale tsunami di questi giorni, perche’ insieme ad indiscutibili errori e crimini, ha prodotto anche straordinarie e vitalissimi sussulti liberatori. In quel gorgo , dicevo, di intellettuali se ne incontrarono molti, persino troppi.

Lucidissimi analisti e affabulatori formidabili.Quelli che mancarono furono i i cosiddetti “culi di pietra” o, meglio ancora, i veri dirigenti di uomini e donne.Gente affidabile , di buon senso e naso fino, a cui affidarti in quelle decisioni che , quando preme la folla, si prendono in pochi minuti, talvolta secondi, ma che ti possono segnare per tutta una vita.Eliseo fu uno di questi.Forse il piu’ pronto e capace a misurare la temperie del momento .Rischi ed potenzialita’ . Vacuita’ e sostanza .C’era poco da fare, lui capiva prima. E usava questa sua sensibilita’ non come una clava competitiva, ma come una risorsa di tutti.Era straordinario il sorriso che masticava con la sua espressione da Gene Hackman in una riunione all’indomani di un evento di cui aveva preannunciato l’esito. “ Ci vuole naso” diceva spietatamente all’indirizzo di qualche compagno di maggiore carisma intellettuale che si era esposto un po troppo.E lo diceva riferendosi al suo prominente profilo greco.

Il fiuto di Eliseo veniva da lontano.Da un paesino allo sbocco del Brembo, vicino Bergamo, dove nacque in una famiglia con nove altri fratelli.Uno scenario che solo le mezze luci di Ermanno Olmi possono rendere decifrabile.
Giovanissimo, a 11 anni, va in fabbrica alla Dalmine. L’universita’ del lavoro in quei tempi.Dapprima alla scuola di apprendista e poi in produzione.Siamo nella zona piu’ bianca e chiusa d’Italia. Dove la Breccia di Porta Pia era considerata ancora un abuso edilizio da riparare.Diventa comunista diventando operaio.Prima militante della CGIL.In una fabbrica di 5000 operai che vede scioperare un solo lavoratore in occasione di una protesta proclamata dal sindacato rosso.E indovinate chi fosse quel giapponese nella foresta? Poi nel partito,dove in breve diventa segretario della cellula, responsabile della commissione fab briche provinciale ed infine segretario della federazione.Eliseo e gia’ cresciuto parecchio nel frattempo.E comincia a porsi un tema che diventera’ storico a sinistra: il rapporto con i cattolici.Siamo non solo nella provincia piu’ bianca d’italia, ma anche nella terra di Papa Roncalli, dove nasce la Pacem in Terris, dove il cristianesimo sociale lancia una sfida competitiva al movimento operaio comunista.

Eliseo risponde a modo suo. Lavora su gli uomini.Apre un varco nella sinistra cattolica, e diventa una sponda per il filone che guarda al PCI, da Chiarante allo stesso Magri.Ma non basta; i cattolici bisogna riconoscerli non solo quando vengono con noi, diceva.E continua a lavorare: Cisl, Acli,scout.finche’ alla vigilia delle elezioni del 1963, convince Togliatti ad andare a Bergamo.Il leader comunista non c’era mai stato.Ma non per un comizio. Eliseo vuole aprire una finestra vera. Organizza una conferenza dal tema: comunisti e cattolici per un mondo nuovo. Roba che oggi farebbe solo sbuffare di noia qualcuno dei liberisti di complemento che gestiscono la cattedra di pensieri nuovi per l’umanita’. Allora eravamo in piena guerra fredda.La crisi di Cuba faceva tremare il pianeta.E lo stesso PCI avvertiva i primi sintomi di febbre da modernizzazione.Con un centro sinistra allora ancora ambizioso e un miracolo economico che spingeva il paese verso il consumo di massa.Bisognava andare oltre, guardare oltre.Oltre il proprio giardino, anche per il partito comunista piu’ in salute dell’occidente.L’evento ebbe grande eco.

Togliatti tocco’ uno dei vertici della sua elaborazione piu’ originale e feconda.La pace era il terreno dove potersi incontrare fra comunisti e cattolici, senza abiure ne scomuniche.Ma il segretario del PCI fece intravedere nuovi scenari, dovee sono in gioco i valori primi-la pace, la vita, la convivenza, lo sviluppo, la giustizia- ed allora tutta la politica deve cambiare e ognuno deve dare quello che ha, aggregandosi per soluzioni e non per punti di partenza. Una svolta che diede grandi frutti.Eliseo ne fu l’architetto.In seconda fila.
E ancora dopo, quando la sinistra comunista diede battaglia nel partito.Eliseo li fu in prima fila.Perche’ li si doveva rischiare .Lui segretario di federazione, dipendente del partito,non esito’ a schierarsi con l’opposizione. Ma come sempre lo fece insieme ai compagni, mai aver ragione da soli.Nel corso del bruciante XI congresso, Bergamo fu l’unica federazione d’Italia che respinse il documento della direzione nazionale. E a quel tempo il dissenso, tanto piu’ se di massa, non era considerato un utile contributo.Da li’ inizio’ poi l’avventura del manifesto.Con Eliseo che trascino’ sulle orme degli espulsi la stragrande maggioranza dei compagni Bergamaschi.
Mille gli aneddoti di quei formidabili anni 70. Dove Eliseo appariva ogni tanto, masticando un mezzo sorriso, per dire : “Ci vuole Naso, dillo a quello li’’. Prima l’impegno per inventare il quotidiano. Un miracolo che solo in quel tempo si poteva concepire.Un miracolo bergamasco.Eliseo infatti fu il timone. E soprattutto impegno nell’impresa i piu’ soli compagni esperti di amministrazione che resero il sogno realta’.Poi ricordo la discussione per la presentazione elettorale nel 72.Tutti infoiati.Compreso chi scrive. In piazza siamo tanti, vinceremo.E lui , pacatamente , a ricordarci che i voti bisogna contarli nelle urne, non nelle manifestazioni .E ancora i mille giri di valzer con i gruppi.Prima Potere Operaio.Ai loro dirigenti Eliseo, per far inten dere cosa ne pensasse, si ostinava a dare del lei.

E poi Psiup, Avanguardia Operaia, Movimento Studentesco.Ecc.ecc.Lui sempre in seconda fila.Pronto a dare una mano.Soprattutto ad offrire una bussola a chi sbandava. Non pochi uscirono illesi da frangenti scottanti grazie al suo intervento.
Ma Eliseo aveva naso davvero. Non a caso negli anni ’80 a differenza di molti a sinistra, comprese subito la strategicita’ della questione comunicazione. “E quella la nuova fabbrica” scrisse nel 1984.Da parlamentare si impegno’ nella commissione di controllo sulla Rai. Esprimendo sempre-sarebbe interessante rileggerne gli interventi, e Articolo 21 potrebbe acquisirli nel suo archivio per metterli poi a disposizione-l’esigen za di salvaguardare l’autonomia e la sovranita’ del servizio pubblico, insieme all’ambizione di avere una rai piu’ avanti, piu’ moderna, piu’ competitiva per il sistema paese.
Come al solito vedo che mi sono fatto prendere la mano, e ho dilagato sul Milani politico.Eliseo era ben altro.

Era un uomo affamato di tenerezza.Quella tenerezza che non ricordava di aver avuto nelle camerate con dieci brande.Lo mostrava con i suoi rapporti d’amore. Mai banali. Sempre carichi di un cerimoniale di corteggiamento a cui non sapeva rinunciare. Nemmeno quando era manifestamente superfluo.Oppure nei rapporti con i bambini, che non aveva potuto maturare con l’unica figlia , da cui si era separato per le burrasche della vita da militante.Conservo ancora un filmato di Eliseo che culla mia figlia appena nata in riva al mare. Nessuno riconoscerebbe il brusco texano del Brembo che intimidiva i compagni del Manifesto.Con Lui io ho perso qualcosa di piu’ di un amico.Ma non mi arrogo questo dolore in esclusiva. Con me anche Aldo, Sandro, Guido,Maurizio,e tutti quei compagni che giovani 30 anni fa oggi si scoprono incanutiti e piu’ soli. Con L’unico, sicuro, privilegio, di aver avuto per 30 anni uno sguardo che dalla seconda fila li seguiva. Grazie Eliseo.

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