martedì, gennaio 04, 2005

Eliseo Milani, in tuo nome…...



Eliseo Milani,
in tuo nome…


Caro Sandro, non ci vediamo da tanti anni e non ci vedremo neppure al funerale di Eliseo Milani, perché ormai mi muovo a fatica. Ma il dolore che provo al vedere spegnersi i compagni della vecchia stagione, è nulla al dolore di constatare che i partiti e le persone nei quali avevamo riposto una novella fiducia per uscire da questo indegno pantano dove stiamo affogando, altro pensano che non a far vivere e far vincere le nostre idee, gli ideali che hanno liberato l'Italia, costruito la Repubblica, instaurato la democrazia. Tanti gli scontenti intorno a me, in una terra dove pure la sinistra era ed è forte. Ma sembra che se ne sia dimenticata e non voglia fare nulla di positivo.
Lucio Morandini, via e-mail

Valentino Parlato, nel suo ricordo di Eliseo Milani sul "manifesto", ha immaginato che oggi, se fosse ancora con noi, Eliseo direbbe, di fronte al senso di amarezza, se non di impotenza, che talvolta ci coglie davanti ai balbettamenti di certa sinistra: «Va bene, ma senza esagerare. cerchiamo di fare qualcosa di utile in questo momento di grande confusione». Eliseo, che pure nell'isolamento della lunga malattia non aveva abbandonato la sua passione politica, è rimasto sino all'ultimo un uomo concreto, non dimentico dell'"obbligo" di fare. Vedi, caro Lucio, io non riesco ad aggiungere quasi altro alle parole che l'intellettuale Parlato ha saputo cogliere sulla bocca dell'operaio Milani. Oggi, mentre saremo a rendergli l'estremo saluto, io anche a tuo nome, insieme a tanti altri, donne uomini, compagni di diverse generazioni, penserò a te, a tutti noi, come a schegge staccatesi da un unico albero, testimonianza della tormentata storia della sinistra, delle sinistre anzi che non riescono a fare insieme "qualcosa di utile" per dare concretezza alle nostre pur giuste idee.

Eppure, come tu mi scrivi, questo è il nostro compito ed è questo che dalla sinistra si attendono i vecchi operai che, come quelli della Dalmine, hanno scoperto negli Anni Cinquanta, insieme all'operaio undicenne Milani, la lotta di classe; quelli, ancora, che come me e te hanno fatto in tempo a conoscere la lotta partigiana, sotto la guida di comandanti giovani ma sicuri; quello che ci chiedono i ragazzi d'oggi - qualcuno preso dallo studio o dalla militanza politica, altri dispersi fra i mille luoghi del lavoro parcellizzato, precario, solitario, altri ancora che fuggono i pensieri e gli impegni per mancanza di chiarezza: «Fate qualcosa, chiamateci a partecipare pur di uscire da questa confusione che tutto offusca». Negli scorsi giorni, il direttore di "Repubblica", Ezio Mauro, ha scritto: «Il centro sinistra rinuncia alla vera battaglia decisiva, la battaglia delle idee che danno anima alla politica». Forse è vero, ma proprio per questo salutando Eliseo cerchiamo di guardarci negli occhi, noi che siamo vivi, i giovani e i meno giovani, e promettiamo a noi stessi che faremo tutto quello che ci è possibile, che non è poco, perché le nostre idee per un mondo migliore diano sapore alla politica e senso alla vita.

Alessandro Curzi
alessandro. curzi@liberazione. it



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